mercoledì 14 dicembre 2011

Sempre, come al solito.

Una giornata normale, una giornata come tante, forse come tutte, tranne qualche eccezione.
Ti alzi non prestissimo, tu sei una ritardataria cronica, nella migliore delle ipotesi arrivi in tempo, all'ultimo secondo (non minuto).
Come scendi le scale, inizi a chiamare dal bagno tue figlie, poi sali verso la loro cameretta e vai a svegliarle dolcemente, prima, poi la dolcezza scema, fino a che inizi a chiamarle ad alta voce.
Niente. Dormono, quelle ghire.
E allora intanto pensi "ok, mi preparo io e poi le butto giù dal letto, a quelle adorabili fetenti!".
Mentre ti lavi il viso, si apre lentamente la porta del bagno e vedi arrivare una ghira risvegliata con gli occhi ancora mezzi chiusi, poi arriva l'altra, capelli scomposti (è una selvaggia, l'altra).
Ovviamente, non va bene quello che hai scelto come abito per la giornata.
Vogliono le gonne, i vestiti, loro. Tutti i giorni. E poi le calze, chi le vuole con i brillantini, chi con i cuoricini.
"La prossima volta vi alzate prima e vi scegliete i vestiti da sole".
Non accadrà mai.
Del resto, le brave bambine e le brave mamme preparano i vestiti la sera prima di andare a letto. Ma tu non sei una brava mamma, sei una mamma che arranca ed è sempre in lotta contro il tempo.
Vestite.
"Per colazione che volete?" "Io succo e pane e nutella" "Io latte e pane e nutella" "Mamma, mi dai lo yogurt?" "Mamma, mi dai i biscotti" "Sì, ma intanto infilatevi il grembiulino"
E' tardi!
"Andiamo, finite il pane e nutella in auto". E ti premunisci di tovagliolino per togliere loro le tracce di cioccolata.
Le fai salire, sempre di fretta, sali, accendi l'auto (se è inverno, imprechi contro la brina sul parabrezza che ti sei dimenticata di far sciogliere prima di salire) e vai a scuola.
Prima la scuola elementare, entrano alle 8.00 e sono già le 8.07.
La bidella ti guarda sorridente e un po' complice e ti dice "su, per oggi niente permesso per l'ingresso in ritardo..." (ha figli anche lei, figli che non si alzano e che vanno ad un'altra scuola elementare).
Poi l'asilo, ora è facile: accompagni la piccola, le levi il piumino, le dai il portamerenda (mi sarò ricordata di metterle la merenda? madre snaturata che sono!), un bacio e ciao.
Allora torni a casa, caffè, latte di riso, biscotti, ti finisci di preparare, trucco e riparti.
Ufficio.
Poi super.
Poi casa, pranzi (con quello che trovi, oppure ti cucini qualcosa che piace SOLO a te), e rifai il make up alla casa. Ovviamente in fretta.
Poi vai all'asilo/doposcuola (in ritardo, ovvio) e le riprendi.
Le porti a casa, se ti va bene, sennò è il giorno della piscina e ti tocca andare a prenderle prima, e devi preparare prima il borsone, i borsoni, perchè loro ne vogliono uno ciascuno, con distinti docciaschiuma, shampoo e balsamo e spazzole personalizzate.
Se le riporti a casa, poi c'è la merenda (v. colazione), poi i compiti per la grande, che sicuramente non ha terminato di fare durante il doposcuola, compiti che in genere si trascinano fino a cena.
Giocano tra loro e tu prepari cena, o stiri, o fai lavatrici (quante lavatrici! Sia benedetto l'inventore dell'asciugatrice!).
Poi cena ed infine... LETTO!
Per fortuna, vanno a letto presto, e tu finalmente guardi la tv, il telegiornale e una qualunque trasmissione idiota che tu fissi come un automa, non capisci niente, hai il cervello finalmente scollegato da tutto, da voci, da suoni, da luci.
E poi, fai un salto su internet, sui tuoi social, due cazzate (anche quattro, cinque, dipende da chi c'è) e poi spegni tutto e vai a letto.
10, 9, 8, 7, 6,... la piccola capisce che sei arrivata  a letto e ti fa: "mamma posso venire al letto tuo?" e tu, che non vedi l'ora di baciarla, stringerla a te e dare tante carezze a quel visino da bambola di porcellana, le dici "vieni".
Vi abbracciate e buonanotte.

martedì 13 dicembre 2011

Come passa il tempo....

quando ci si diverte...
Eh, già: sono passati molti mesi ormai dal mio ultimo ingresso qua dentro. Però ogni volta è ritrovare la casa dove sei nata, i suoi profumi, i suoi colori, la sua polvere, pure.
Questo blog non ha nessuna velleità, non è un diario, non è un luogo ove sbizzarrire la mia ambizione di scrittrice (che non sono, e si vede), non è una cronaca di ciò che mi accade intorno, o forse sì, non so.
E' di tutto un po', in verità.
Siamo sul finire dell'undicesimo anno del terzo millennio, ormai.
Ho davanti a me dei progetti interessanti, delle svolte, forse, nella mia vita personale (forse, chissà), delle sfide a me stessa, pure.
Mi guardo allo specchio, oggi, e vedo una donna che ama cambiare se stessa, inventarsi ogni giorno, ma fedele a ciò che crede e soprattutto che ama sue figlie sopra ogni altra cosa o persona, una donna che oggi è senz'altro meglio di quanto non fosse venti anni fa.
Non cambierei il mio oggi con la gioventù anagrafica di ieri, anzi, forse (dentro) sono più giovane adesso di quando avevo venti anni.
Oggi amo rischiare, anche, soprattutto su me stessa. Anni fa sarei stata prudente, piedi di piombo, timorosa, oggi no. Affronto la vita a viso aperto e se prendo qualche colpo (anche basso), lo incasso e riparto.
Però per arrivare a questo ci sono volute le prove di coraggio. Affrontate e superate.
Non mi fascio la testa mai, io, prima degli eventi.
Adotto ogni precauzione necessaria ma attendo il corso di ciò che potrebbe probabilmente accadere. Non sopporto i disfattisti, mi fanno pena.
La vita va vissuta col sorriso, sempre.


"Life is as a mirror. It smiles to you if you look it smiling"
Jim Morrison