martedì 23 ottobre 2012

Genitorex2

Buffo, hai 33 anni, sei sposata da 5 e ti viene improvvisamente in mente che è ora: sì, devi.
Devi procreare. E allora che fai? comunichi "Ehi, io da domani smetto la pillola." Punto.
Non hai un granchè di lavoro, anzi diciamo che quello che fai è mero volontariato, lui non ha un lavoro sicuro e stabile, è un lavoratore autonomo, con gli alti e bassi tipici di chi non ha uno stipendio fisso, ma conta solo su se stesso e sul mercato nel suo settore.
Ma fare un figlio è un rischio comunque, lo scoprirai su te stessa poi.
E vai, un mese e resti incinta.
Il periodo più bello, che affronti con tutte le ansie tipiche.
E poi lei, Camilla, che è il sole nella tua vita, il suo sorriso che già vedi quando ha tre mesi, il viso che ricorda un fumetto giapponese (te lo confermerà poi anni dopo una tua amica giapponese, ti dirà che tua figlia, con quegli occhioni e quel bel sorriso, le fa venire in mente un personaggio manga di cui ormai non ricordi più il nome) e la sua dolcezza, che speri le resti per sempre.
Gli alti e bassi non mancano mai. Anzi, più spesso i bassi, ma vai avanti, scavalchi gli ostacoli  e dopo tre anni, stessa comunicazione di servizio, stesso tempo intercorso e poi quell'angelo biondo boccoloso, che però nasconde la coda da diavoletto, Ginevra.
E capisci che il rischio non è solo mantenerli i figli nel migliore dei modi, ma anche metterli al mondo. 
Un imprevisto e succede l'irreparabile che cerchi ogni giorno di contenere.
Ma lei è bella, intelligente come pochi, affettuosissima e pestifera come nessuna.

E ci sei tu, a fare, ad essere mamma e spesso anche papà.
E la sera sei stanca, ma non vedi l'ora di avere quelle braccia che ti si stringono addosso durante la notte, quando dal lettino senti una vocina che ti chiede il permesso di dormire con te e tu sibili un sì (che pure se lo pensassi e basta sarebbe lo stesso, tanto ormai è una mera formalità) e per il resto della notte dovrai lottare con calci, coperte alzate all'improvviso e manate in faccia, sempre che non ti facciano cadere dal letto a forza di spinte.

Ma rifaresti tutto, anche rischiare di avere un figlio non avendo la sicurezza economica. Quella non ce l'hai mai, non si è mai pronti per un figlio: bisogna essere dei veri incoscienti per mettere su famiglia.
E tu lo sei.

martedì 9 ottobre 2012

Sabbia.

Quella che scorre in una clessidra. Va dall'alto in basso e poi, finita, giri la clessidra e ricomincia a scendere, fino a che finisce di nuovo, fino a che la rigiri e scorre nuovamente.
Solo che quella sabbia è, pur essendo la stessa, differente, scorre all'incontrario di prima.
Ed è come se il tempo che è passato nel precedente verso della clessidra fosse andato in un senso contrario a quello che scorrerà poi, con quella sabbia vecchia ma nuova.
L'ineluttabilità del tempo, la sua indisponibilità.
Il tempo è quello, è quella sabbia. Va, scorre, non si ferma. Se si ferma, sei tu che lo fai, non il tempo.
E se ti fermi ad osservare cosa accade, quell'accadere passa e se ne va e tu sei fermo. A guardare ciò che non è più, che è stato e che non sarà.
Allora meglio non guardare, non osservare, ma camminare avanti, al tempo del tempo, se ti riesce.
Non importa dove andare, ma importa che vai. La direzione la vedrai nel cammino. Ma intanto la sabbia non scorre invano, almeno.
E non perdere nulla di quello che hai attorno, vivi ciò che prima osservavi.
Vivi quella sabbia e scorri con lei e se poi ti capiterà di scorrere al contrario di prima, è il tempo, non sei tu.
Tu sei il tuo tempo.