lunedì 3 settembre 2012

ReteSocialSemiseria

Dunque, chiariamo una cosa: il social è un nonluogo, innanzitutto, dove il Non impera.
Puoi dire che ti trovi a Miami ed invece stai a Rovereto, puoi dire che sei sposato ed invece sei single, puoi dire che conduci una vita felicissima ed invece sei nella più nera depressione. 

Puoi dire ed invece.
Teniamo, tenete sempre presente questo elemento: l'invece.
Se fate riferimento all'invece, condurrete una vita "social" senz'altro più serena.
Non vuol dire che dovrete diffidare dei vostri interlocutori, ma nuotare in superficie in un mare che, se affrontato nel profondo, vi porterebbe negli abissi. 
E quindi è meglio galleggiare.

Fate caso alle foto, alle "immagini profilo" (come si chiamano su Fb) o avatar nella Rete in genere: tutti belli, difficile che una persona si mostri come si sveglia al mattino, oppure foto di personaggi (del momento o i preferiti dal titolare dell'account), oppure animali oppure qualcosa di indefinito che ha senso solo per chi la posta e resta incomprensibile per gli altri. 
Addirittura c'è chi pubblica come proprie foto di altre persone, non famose.

Poi i nomi, io stessa ho esaurito le possibilità fornitemi dal sistema di Facebook: nomi di personaggi letterari, giochi di parole, fino al punto che ho usato il più originale, il mio. 
Ma c'è anche chi usa nomi anonimi, magari presi dall'elenco del telefono.

Le vite, le vite a volte sono avventurose: conoscevo uno che si mostrava in foto da supervip, in contesti che davvero facevano pensare a dimore lussuose, poi ho saputo che era una persona modesta che si barcamenava in mille lavori umili, ma sul web non si può dire che fai il muratore ed hai le mani sporche di cemento, no, non va bene, non sei bene accetto.

Il 90% degli abitanti social è depresso, ma depresso che se va da uno psicologo non ci esce più fino alla fine dei suoi giorni. Il fatto è che, specialmente Facebook, ha la capacità di condurti per mano in un loop che ti trascina in fondo, partendo dai link musicali deprimenti, passando per citazioni sulla solitudine, fino a condivisioni di immagini con personaggi vestiti di nero che si protendono verso abissi nebulosi. Ah, ho album pieni di queste foto... 

Credo che ci sia uno sportello online apposito degli ospedali psichiatrici e se non ci fosse, ne caldeggerei l'istituzione.

L'aggressività è esaltata sulle bacheche Fb, su Twitter meno, probabilmente il contrarre la rabbia in 140 caratteri la fa evaporare. Leggi status di persone che sanno tutto di tutto e di tutti, sanno dare la loro illuminata opinione su come estirpare la psoriasi per sempre, pur non sapendo assolutamente cosa sia, ma lo hanno letto su qualche forum online di qualche persona che non ha minimamente idea di cosa sia una malattia dermatologica, ma "lo dice la Rete" e quindi è vero, la Rete è vera, non ha filtri la Rete, non ha censure. E quindi io posso parlare di meccanica quantistica pur avendo un'infarinatura di fisica del liceo, che peraltro era l'unica materia che veramente schifavo. 

Ma se tu provi a dire che ho torto, io ti massacro, capito? Ti dico che sei il peggio topo della peggior fogna dei peggiori sobborghi della peggiore slum. Fai attenzione che ho il clic facile, io. Ti cancello, ti segnalo (e lo faccio con tutti i miei 30 account, così Fb ti cancella dalla faccia della SocialEarth per sempre. Sì, ho 30 account, e allora? 29 mi servono di riserva, che così sono pronta caso mai FB mi cancella - per errore, eh.) e poi ti blocco e poi faccio lo stesso con tutti i tuoi amici, che tanto lo so che sono spie e guardano cosa scrivo e poi te lo riferiscono. Ma io li frego, sono furba, mica scema, eh.


Ho imparato una cosa, ma c'è voluto del tempo prima che imparassi veramente: su FB e su Twitter devi contare fino a 10 prima di postare qualcosa. Anche se quel qualcosa non ha a che fare con nessuno dei tuoi contatti, conta, conta fino a 10, perché ci potrà sempre essere qualcuno che crede che tu ce l'abbia con lui o con cose che capitano nella tua città o, meglio nella tua vita. Poco importa che avevi voglia di scherzare e hai fatto semplicemente una battuta o hai detto semplicemente una scemenza. Non si dicono scemenze su Fb, potrebbero scambiarle per verità. 
E non devi essere impulsiva o imprecisa, non si è mai imprecisi nell'interpretare quello che scrivi, sono precisissimi i tuoi interlocutori. 
Si possono creare casi diplomatici che poi è difficile dipanare, sappilo.

Poi ci sono quelli che sperimentano le reazioni altrui, magari creano un fake e costruiscono una storia e attendono gli eventi di chi si cimenta con il pupazzo virtuale, solo che chi fa questo spesso non sa da dove si incominci, se non ha mai usato Fb come un fake vero. Eh, sì: bisogna essere fake per fare un fake realistico, non lo sapevate? ecco perché i fake fasulli si sgamano subito ("sgamare": "scoprire", mi scuso con i non romani per il mio esprimermi dialettale). Non fate "fake" terzi, se non siete fake pure voi. Vi prendono sul serio, sapete?

Non parliamo dei groupies, ci sono gruppi su Fb di tifosi (non calcistici, per lo più politici) che sono più simili a sette tipo Scientology che a partiti politici. E non ti permettere di dire la tua che non è quella di chi ha creato il gruppo, che ti si scatenano tutti addosso. E quando poi te ne vai, ti vengono a bussare in mail dicendoti che avevi (TU!) esagerato. Già, c'ero stata troppo là dentro, dovevo andarmene via subito.
Che poi i partiti politici non se ne fanno di niente di questa manovalanza, il web fa opinione, certo, ma dare troppa importanza agli aspiranti politici da tastiera serve solo a dar loro importanza virtuale, virtuale, appunto. 
E proprio perché fa opinione, bisogna fare attenzione a cliccare su "pubblica", contando fino a 10, come ho detto prima, ma sempre tenendo presente (da parte di chi legge) di quell'"invece" di cui ho parlato all'inizio. 


Meglio, molto meglio dissacrare. 
Nel dissacrare, l'"invece" è già compreso nel prezzo di acquisto.