domenica 20 ottobre 2013

Mentre aspetto che il the verde si raffreddi.

E' passato più di un mese dall'ultima chemio e sembra un secolo: da poco più di una settimana mi sento discretamente, stanchezza serale a parte, contrattura alla schiena a parte, unghie staccate (3, ma altre sono in rampa di lancio) a parte e dolore al braccio a parte.
Discretamente.
Perché se minimamente aveste idea di come si sta male quando si segue la chemioterapia, sareste d'accordo con me. 
E non ho avuto grossi dolori allo stomaco/intestino, per dire.
Ma ho avuto tutto il resto: se elencassi gli effetti collaterali in colonna, non mi basterebbero due pagine di questo blog, ve li risparmio.
Però una cosa mi sento di dirla e scriverla qua: quest'esperienza mi ha resa più paziente verso gli altri, verso le situazioni che generalmente mettono ansia e preoccupazione, e mi ha permesso di confrontarmi con un mondo che fino a qualche mese fa non conoscevo, se non di "lato"; ma quando sei convolta direttamente, col tuo corpo, con la tua vita, anzi con la Vita, e devi scendere tutti i gradini dell'Inferno per raggiungere il Paradiso, allora impari l'arte di aspettare e quella di osservare il mondo con occhi diversi.
Un mondo fatto di persone con il desiderio di strappare la Vita con le unghie (quando restano, sennò in via metaforica...), con i denti e con tutta quella rabbia che ti sorge improvvisa quando scopri di avere a che fare con quel simbolo, quella K che ti marchia e segna il tuo io, non sarai più la stessa, dopo; un mondo fatto anche di persone che, con il loro camice bianco, elargiscono sorrisi e competenza con pari intensità. Le ore della chemioterapia sono state leggere, grazie a loro e a tutte le persone che nella stanza erano sedute sulle poltrone come la mia, leggere anche quando accadevano fatti incresciosi o preoccupanti.
E ora sono stata nuovamente marchiata, tre punti tatuati, per iniziare un'altra cura, un'altra poltrona nella sala di attesa, un altro mese e mezzo di radiazioni, per bruciare qualunque resto di quella K nel mio corpo.
E altra pazienza e altri camici bianchi.
E altre sfide, anche di natura diversa, anche per dimostrare a tutte le donne che hanno fatto, stanno facendo e faranno il mio viaggio che la vita riserva sorprese, se impariamo ad affrontarle con coraggio e determinazione.