martedì 16 settembre 2014

15 giorni

44 anni da libera.
Mai stata così libera, come lo sarò al e dal mio compleanno.
Uscire da casa per uscire dalla famiglia per entrare in un'altra casa, in un'altra famiglia, per formare quella che sarebbe dovuta essere la mia.
E lo è stata, chissà per quanto. Non lo so. Non lo so davvero quanto.
E la mia famiglia sono loro due.
Non amavo i bambini, così come non amavo gli animali, mi sembravano incomprensibili.
Poi  ho capito e le ho capite e non potrei essere altra che quella che sono, ma grazie a loro e per loro due.
Educarle alla bellezza, comprare loro fiori e vederle sorridere, in attesa dei loro primi pianti d'amore.
E intanto mi sento libera, ma non ancora così libera da volermi rincatenare. O forse è paura o forse non è il momento o forse non lo so. Ma non importa.
In ogni caso, libertà sarà anche libertà da false relazioni, amici che amici poi non è che siano davvero.
A volte una frase lasciata scappare rende l'idea di cosa nasconda un sorriso.
Ma mancano ancora 15 giorni al giorno prima del mio compleanno.

martedì 1 luglio 2014

Che non è niente.

E il braccio. E si gonfia e quando si gonfia fa male alle articolazioni e lo senti pesante. E se non si gonfia inizi a pensare a cosa è stato che non l'ha fatto gonfiare, che così mantieni lo standard, che non ti pare vero.
E il dolore al seno operato, che non è niente, dicono, ma intanto ti duole.
E il dolore alle costole, che non è niente, ma t'ha fatto preoccupare i giorni prima della scintigrafia ossea, e intanto ti continua a far male, ma non è niente.
E quel dolore al fegato, che ti fa male da quando hai iniziato l'aloe che ti doveva fare bene, e quindi non è niente di che.
E le perdite, che ti preoccupano, ma il medico ti dice di non preoccuparti, che non è niente.
E il sovrappeso, che non riesci a smaltire a causa, anche, di quella pasticca che prendi tutti i giorni e quell'iniezione che fai una volta al mese.
E l'ansia che fai finta di niente, che non è niente.

Il fatto è che non è niente davvero. 
Però che palle.

domenica 22 giugno 2014

Unità di misura

Oggi ripensavo al fatto che poco più di un anno fa cominciavo la chemio. Che palle, direte,  sempre di cancro e chemio parli!
In effetti è vero, ma è come se avessi scoperto una nuova unità di misura: il cancro coi suoi decimali, che sono gli effetti collaterali della chemio e gli strascichi dell'intervento.
Non ci posso fare niente: è così e credo non cambierà mai più.
Se ho mal di schiena, è sopportabile rapportato a quello del taxotere, se ho la febbre può essere linfangite al braccio e mi viene l'edema, allora, e quindi devo subito correre ai ripari, non esiste che mi venga la febbre come mi veniva prima di scoprire il cancro, no. Deglutisco male ed è colpa della radioterapia, che mi ha "acceso" un linfonodo, ma intanto devo controllare la tiroide, che non si sa mai.
E poi uso il cancro a mo' di clava: mi ricordo l'anno scorso che ad un extracomunitario che insisteva che gli dessi due euro per l'elemosina, perché diceva di esser povero, risposi se voleva fare a cambio con me, che avevo il cancro. Toccò subito e violentemente ferro e mi venne da ridere: ero stata cattiva, ma ero troppo infastidita in un momento difficile,  tra l'altro.
Da minaccia alla mia vita è diventata arma per colpire e scudo per difendermi, non ci posso fare niente.
Un alleato, insomma. Che mi accompagnerà per sempre, ormai.

venerdì 30 maggio 2014

La fede

Da tempo mi capita di non ricordare dove metto le cose, oppure me le perdo, che fa lo stesso.
Nell'ultimo periodo ho perso (perso?) un permesso per circolare in centro: sono arcisicura di averlo usato e poi, lo stesso giorno, ricercandolo, non l'ho più trovato. Ho pensato mi fosse caduto aprendo la portiera dell'auto; ho chiesto, tornando sui luoghi dove ero stata, ma nessuno l'aveva visto. Lo stesso giorno vado a denunciarne lo smarrimento e ne chiedo un duplicato.
E uno.
Ora non trovo più la tessera elettorale: è la seconda volta che ne perdo una, e come l'altra volta ne ho richiesto il duplicato ed ho votato.
E due.
Poi, ieri, mentre mie figlie cercavano il DS che non trovano più (sono figlie mie, del resto), in auto, nel cassettino sottosedile ritrovano il permesso smarrito.
Ho paura a guardare in quel cassetto, ci fosse anche la tessera elettorale.
Solo che in quel cassetto ci avevo guardato!
Vabbè. Probabilmente un giorno la ritroverò.
Un giorno ritroverò anche la fede, che anni fa persi dopo essermela tolta in un moto di stizza.

La ritroverò sicuramente dopo la separazione, per darmi la possibilità di buttarla nel cesso un attimo dopo.

martedì 27 maggio 2014

Il prestito

Ho capito una cosa recentemente: il nostro corpo è in prestito.
Non è nostro, non ne possiamo fare quello che vogliamo, e non sappiamo nemmeno quando lo dovremo restituire.
Ci è dato più o meno integro, funzionante, bello o brutto, con difetti di fabbrica o perfetto, ma quello è e quello ci teniamo.
Poi arriva un momento che s'inceppa, si guasta, si rompe e allora il fabbricante ne riprende un pezzo o tutto, a seconda del danno, e non ce lo ridà più. 
A volte capita che fa in modo di sostituirne i pezzi, ma fuori garanzia.
Quest'idea bislacca (ma mica tanto poi) mi è venuta in mente l'altro giorno, quando ho presentato un libro e l'altra presentatrice si rivolge a me e all'autrice dicendo che avevamo le tette nuove e, d'impeto, ho risposto "no, queste sono le mie, per ora".
Quel "per ora" mi è risuonato più volte in testa ed ho capito che ho ormai fatto mia la consapevolezza che presto o tardi potrò perdere il mio seno, a cui manca un pezzetto, quel pezzo che inceppava tutto il mio corpo e l'avrebbe bloccato per sempre.
Vabbè, per ora ce l'ho e me lo tengo e poi non è nemmeno così malaccio. 
Se mai mi capiterà di smontarlo dal corpo, probabilmente realizzerò un desiderio, ridurmelo. 


giovedì 10 aprile 2014

Cosa mi hai tolto, cosa mi hai dato

Mi hai tolto, brutto bastardo:

- il tempo.

Non ho più il tempo da buttare, non ho più la possibilità di rinviare le decisioni, le mie settimane sono scandite dagli appuntamenti perché tu e i tuoi parenti non mi veniate più a trovare, vivo il presente come se non ci fosse il domani;

- ogni ipotetica possibilità di tornare ad essere madre. Non che lo volessi, ma un conto è essere obbligati, un conto è sceglierlo.

- l'incoscienza e il senso di immortalità: era così facile pensare che a me non sarebbe mai toccato, che sarei invecchiata tranquillamente ed "intera".

Cosa mi hai dato, invece:

- la Paura, quella vera, quella che ti fa pensare che non vedrai più tue figlie crescere;

- il Coraggio, quello che ti monta su quando sei con le spalle al muro e non hai vie di uscita e allora ti butti nel fuoco, sperando di non bruciarti troppo, e allora, poi, ti cimenti in cose che mai avresti pensato di fare, prima. Un nuovo senso di onnipotenza, insomma;

- la leggerezza di affrontare le cose più pesanti senza dar loro eccessiva importanza, che altrimenti ti farebbero affondare nelle sabbie mobili che si nascondono dietro di esse;

- saper ascoltare il tuo corpo, cosa che non avevi mai avuto la necessità di fare;

- conoscere un mondo fatto di dolore, paura, umanità,  solidarietà e sensibilità,  tra chi sta male e chi si prodiga, per lavoro o per missione, per la salute altrui;

- molte nuove amicizie, rafforzato alcune vecchie e eliminato scorie di relazioni di mera apparenza;

- un carattere da guerriera, che riesce a guardarsi allo specchio - e a piacersi, addirittura - pure se l'immagine riflessa non è quella che "prima" avrebbe mai pensato che avrebbe poi avuto;

- la pazienza di accettare anche l'inaccettabile.



Il sense of humour, no, quello è sempre uguale.


mercoledì 2 aprile 2014

Marzo/Aprile

Oggi è il 2 aprile. Un anno fa un Cancro se ne andava.
IL cancro se ne sarebbe andato via dopo 13 giorni, ma intanto il 22 marzo me lo presentavano in tutto il fulgore.
22 marzo/2 aprile: forse i miei giorni peggiori, quelli, con una Pasqua in mezzo.
Giorni di paura e di solitudine: la sensazione che questa era una cosa mia e che nessuno voleva condividerla con me, nessuno e per nessuno intendo chi aveva fatto giuramento di dividere bene e male.
Oh sì, dividere si divideva, si dividevano i suoi male e i miei bene. E quando è toccato a me, ciao.
Ciao il 2 aprile.
Mi sono tolta due cancri in quei tempi: uno dell'anima e uno nel fisico.
Non so dire quale fosse peggio.
Ad esser cattiva il primo ha contribuito al secondo.
Ma non lo sono.
So solo che ora sto decisamente meglio, nel fisico e nell'anima.
E non divido più niente con nessuno.


martedì 11 marzo 2014

A proposito di donne

Se ripenso ai mesi scorsi, una cosa mi viene subito in mente: la mia è stata un'esperienza del tutto al femminile.
No, non parlo dell'organo colpito e di tutti gli altri coinvolti negli effetti collaterali della chemio e secondari degli interventi, ma mi riferisco al mondo che mi ha circondata.
Donne, per la maggioranza: donne che mi hanno capita, consolata, distratta, aiutata, motivata e sostenuta, mentre il mondo maschile era in secondo piano, se non addirittura defilato.
Sembra che certe "situazioni" (sì, ma chiamiamolo "situazione", il cancro!) spaventino talmente da allontanarsi. 

Vabbè, pace.

Poi ci sono quelli che ti vorrebbero spiegare come dovresti sentirti, dall'alto della loro Inesperienza, ma in quel tempo ho tenuto tutti alla debita distanza perché non interferissero con il mio viaggio.

E donne, dicevo, donne che hanno raccolto le mie lacrime, donne che mi hanno motivato in un'impresa che mai avrei immaginato di tentare "prima", donne che mi hanno scarrozzata per il lungo e il largo (ah, i giorni del congresso territoriale..., a ripensarci sono stata una grande!), donne che mi hanno aiutata con le bambine, mia madre che si è trasferita da me per mesi. 

Donne che hanno messo in moto una macchina di solidarietà ed amicizia che non avevo mai conosciuto prima. 
Donne che non finirò mai di ringraziare. 
Donne che solo le donne sanno essere così.

Donne.

lunedì 17 febbraio 2014

La pazienza

È straordinario come improvvisamente tutto ti appaia non urgente, non indispensabile (no, aspetta! L'orecchino che hai perso ieri è indispensabile e allora hai ricomprato la coppia), comunque incapace di farti irritare o sgomentare.

Passare mesi tra ansia, dolori, cadute di capelli, ciglia, sopracciglia, unghie, ustioni e debolezze varie e comprendere che nulla sarà più come prima e che il tuo braccio destro assomiglia più ad una fisarmonica che al suo fratello sinistro ti fa capire che sei cambiata, fuori, ma soprattutto dentro.

Non dormi la notte, e pensi.
Pensi che vuoi quell'abbraccio bambino che ti rassicura, tu madre rassicurata da un abbraccio di tue figlie. Ci sei e ci sei per loro. E le chiami, per fartelo dare, e poi riprendere il sonno.

Sei un'egoista, forse. Ma non t'importa.

E sembra che il mondo ruoti a prescindere da te, cioè sei tu a prescindere dal mondo.
Ogni tanto ti affacci, osservi, saluti chi ti pare, non rispetti più le convenzioni di "prima", e poi richiudi la finestra.
E più vai avanti e meno compromessi accetti.

domenica 9 febbraio 2014

Il tempo giusto

In questo periodo sono strana: sono passata da una fase di iperattività esterna ad un momento di stanca.
Invece mi rendo conto che stanca non è, ma stanca sono, in verità.
E' come se avessi consumato tutte le energie disponibili in questi mesi di guerra, nel mio corpo, col mio corpo e contro i rompiscatole esterni. Ho respinto gli attacchi e ho vivo un periodo di tregua: pace è una parola troppo grossa.

Tregua.

E in questa fase, ciò che mi colpisce è la voglia di vivermi casa mia, non l'ho mai fatto, in precedenza.
Prima i giorni a casa erano qualcosa di opprimente, le mie prigioni, specie la domenica.
Invece ora la domenica è il giorno per me, per fare quello che mi pare, anche niente. E non mi pare di sentirmi reclusa, anzi.

E' un ristabilire un equilibrio, un recuperare energie.

E rifuggo, anche per via di una stanchezza (forse da farmaci, ma pace!) che mi assale ogni tanto, occasioni di vita sociale e pubblica e le doso. Prediligere il privato sul pubblico, anzi il privatissimo.
O forse è solo un aver imparato a scegliere.

sabato 18 gennaio 2014

Era marzo, di più non so

La mattina di stamani inizia al solito, poi mi viene in mente di andare alla posta a ritirare una raccomandata, tanto il postino (o la postina, boh, chi li conosce?) non me le consegna mai. Secondo me fa prima a lasciare la strisciata e ciao.
All'ora indicata, anzi mezz'ora dopo che tanto non sono mai puntuali e non ho voglia di aspettare in fila, vado alla posta, ovviamente la busta mi viene consegnata aperta (!), faccio una mega segnalazione di quelle pignolerrime e finisco d'aprire il plico e: come mi aspettavo, l'Inps non sa come fare a pagare Mastropasqua e quindi ha deciso di revocare il piccolo assegno per l'invalidità di mia figlia e temo che le toglieranno pure l'invalidità, ma per quello aspetto la prossima raccomandata, la prossima strisciata, la prossima fila alla posta.
Me l'aspettavo, la visita di revisione in anticipo di tre mesi me l'aveva fatto pensare. Farò ricorso, non lo farò, dipende. 
Vabbè, vedrò di fare lo stesso senza, casomai. 
Insomma una giornata così così.
Poi su fb leggo un post di una donna, un'amica che stimo, un post che mi ha lasciato l'amaro in bocca.
Oggi festeggia il secondo (lo ha chiamato lei così) complecancro. Due anni dalla diagnosi, due anni in cui può dire "io ci sono nonostante quella data".
Io non ricordo il giorno della mia diagnosi, potrei guardare il referto ma non lo faccio, non ho voglia di scartabellare le carte, che sono già tantissime ormai.
Forse non ne voglio ricordare l'angoscia, le lacrime. Le parole me le ricordo sì, dette e sentite, ma cerco di allontanare le sensazioni, forse.
Del resto, sto imparando a dimenticare altre date.

Era marzo, di più non so.


venerdì 17 gennaio 2014

Puzzle

Certo che è dura rimettere a posto i pezzi di un puzzle, dopo così tanto tempo, specie se hai perso alcuni pezzi e non sai se sono fondamentali per il quadro d'insieme e se altri si sono modificati, e li devi far incastrare per forza.

Tu ci provi, tanto ormai è il tuo sport preferito, buttarti nelle cose, quelle che sai fare e quelle che non sai fare, ma fai presto ad imparare, ti conosci.

Ogni tanto ti scordi una visita, un impegno legato alla tua salute, ma probabilmente è segno che stai bene (tanto poi recuperi subito) oppure è segno che invecchi, ma fa lo stesso.

Stamani sistemavi la tavola dopo colazione e pensavi a quanto faticoso sia riprendere la gestione della tua casa e della tua famiglia, ma se c'è una cosa che hai imparato (o forse la sapevi già, no anzi, la sapevi già da prima) è quella di non sgomentarti mai.

Sarà incoscienza, forse.

venerdì 10 gennaio 2014

New year, new post, old blog

Beh, un po' tardino come primo post del nuovo anno, ma il tempo è poco, le cose da fare tante e scrivo solo quando mi viene voglia.
Tipo oggi.

Dunque: archiviata (spero) la fase critica della mia salute, apriamo le finestre al nuovo anno, e l'aria che entra è freddina ma piacevole.
Il lavoro ricomincia con le sue mattinate al pc a scrivere di disastri, il pomeriggio si divide tra incombenze casalinghe e doveri di madre, che si uniscono a piaceri di donna che riscopre anche il gusto di un'ora in piscina e sembra che ci sia un'energia nuova.
Mah, probabilmente è la rabbia di vivere, quella che spesso dico di aver conosciuto in questi mesi di buio, una rabbia di vivere al calore del sole (paradossale parlare di calore in inverno, ma è così!) ed anche un amore verso me stessa che non conoscevo prima. 
Ci voleva che toccassi il fondo, forse, boh!

C'è ancora tanto da fare, in questo anno, è iniziato adesso ma l'agenda è piena di progetti e tutti importanti, con l'intervallo di aprile quando procederò ad un nuovo tagliando della macchina che porta la mia anima a spasso.
Nel frattempo assaporo una nuova felicità, quella di sentirmi appagata nella mia casa a tre, completamente appagata, con quell'abbraccio serale e mattutino che chiude ed apre le giornate in quel sole che scalda.

Insomma, sono sempre qua a rompere le palle, mi spiace (non troppo!) per chi sperava altro, peggio per lui!