lunedì 17 febbraio 2014

La pazienza

È straordinario come improvvisamente tutto ti appaia non urgente, non indispensabile (no, aspetta! L'orecchino che hai perso ieri è indispensabile e allora hai ricomprato la coppia), comunque incapace di farti irritare o sgomentare.

Passare mesi tra ansia, dolori, cadute di capelli, ciglia, sopracciglia, unghie, ustioni e debolezze varie e comprendere che nulla sarà più come prima e che il tuo braccio destro assomiglia più ad una fisarmonica che al suo fratello sinistro ti fa capire che sei cambiata, fuori, ma soprattutto dentro.

Non dormi la notte, e pensi.
Pensi che vuoi quell'abbraccio bambino che ti rassicura, tu madre rassicurata da un abbraccio di tue figlie. Ci sei e ci sei per loro. E le chiami, per fartelo dare, e poi riprendere il sonno.

Sei un'egoista, forse. Ma non t'importa.

E sembra che il mondo ruoti a prescindere da te, cioè sei tu a prescindere dal mondo.
Ogni tanto ti affacci, osservi, saluti chi ti pare, non rispetti più le convenzioni di "prima", e poi richiudi la finestra.
E più vai avanti e meno compromessi accetti.

domenica 9 febbraio 2014

Il tempo giusto

In questo periodo sono strana: sono passata da una fase di iperattività esterna ad un momento di stanca.
Invece mi rendo conto che stanca non è, ma stanca sono, in verità.
E' come se avessi consumato tutte le energie disponibili in questi mesi di guerra, nel mio corpo, col mio corpo e contro i rompiscatole esterni. Ho respinto gli attacchi e ho vivo un periodo di tregua: pace è una parola troppo grossa.

Tregua.

E in questa fase, ciò che mi colpisce è la voglia di vivermi casa mia, non l'ho mai fatto, in precedenza.
Prima i giorni a casa erano qualcosa di opprimente, le mie prigioni, specie la domenica.
Invece ora la domenica è il giorno per me, per fare quello che mi pare, anche niente. E non mi pare di sentirmi reclusa, anzi.

E' un ristabilire un equilibrio, un recuperare energie.

E rifuggo, anche per via di una stanchezza (forse da farmaci, ma pace!) che mi assale ogni tanto, occasioni di vita sociale e pubblica e le doso. Prediligere il privato sul pubblico, anzi il privatissimo.
O forse è solo un aver imparato a scegliere.