E mentre ti affanni a vivere il tuo quotidiano, e intorno a te cadono come birilli persone che hanno fatto il tuo stesso cammino, ti accorgi che il mondo va avanti e lo insegui, più o meno frettolosamente, come puoi.
Ciò che resta indietro, per sua scelta, non ti volti nemmeno un attimo a guardarlo, continui la tua corsa.
Il tempo non si regala più a nessuno, il tempo non ti appartiene nemmeno.
Ogni tanto ti tocca ribadirlo, urlarlo quasi, perché è importante ricordarlo, a te e agli altri.
Ti spiace per chi non ce l’ha fatta e sei contenta per chi ce la fa.
Sei e ti senti una superstite tu, non sai fino a quando, ma lo sei.
Certo è che non tolleri più ipocrisie, bugie, giochi narcisistici, tempo buttato via per chi non lo merita.
Non è inopportuno parlare di cancro, non è inopportuno.
E’ il cancro ad essere inopportuno e inopportuno è chi non capisce cosa voglia dire, forse ha paura di un fantomatico contagio.
Sì, le parole sono contagiose, trasmettono consapevolezza, è bene aver paura, se non si prova nemmeno ad aver coraggio.
L’ipocrisia non mi appartiene, le bugie mi hanno sempre fatto schifo, e mi fanno schifo chi ne fa uso, specie se dietro la maschera di anni di sorrisi e pacche sulle spalle, forse per spingere meglio i coltelli.
Stiano nel loro brodo, nel loro tempo sospeso in un vuoto fatto di noia, non fa per me.
La mia noia la riempio con altro.