martedì 10 febbraio 2015

E' passato un sacco di tempo

E' passato un sacco di tempo dall'ultimo post, qui, a casa mia.
E' passato un sacco di tempo dalla mia ritrovata, forse mai avuta come ora, libertà.
E' passato un sacco di tempo dal mio rientro al lavoro.
E' passato un sacco di tempo da un sacco di cose, insomma.
Non ancora abbastanza però per dirmi al sicuro e forse non lo sarò mai, anzi senz'altro: sapere di essere vulnerabile rende consapevoli delle proprie scelte, perché a volte ci sono scelte che ti cadono sulla testa, e non dipendono da te o da altri, ma dalla vita.
Però questo sarà l'ultimo post in cui parlo di lui, ormai l'ho personificato, il cancro. Basta. Non è un compagno di viaggio o di vita, è un ostacolo continuo, quindi basta.
Ho imparato a darmi i tempi lunghi, durante il weekend: fare da doppio genitore 10 giorni su 14 significa concentrare le attività, comprimere e spezzettarle, per renderle compatibili con lo stress di tutti i giorni.
Farò bene, farò male? E' la domanda che mi pongo ogni giorno e che penso si ponga ogni genitore, maggiormente chi è da solo e non può condividere con nessuno la quotidianità di essere madre o padre. Non ci sono risposte immediate, forse il tempo le darà, al momento valgono solo i tentativi, e che Dio ce la mandi buona.
Tempi lunghi, dicevo, durante il weekend: una passeggiata per il centro, che questa città è così bella d'inverno, quando la luce assume un colore speciale, e il freddo rende l'aria particolare; il divano di una stanza recuperata alla vita, poche cose, il silenzio e il lasciarsi scivolare verso il niente, un ozio che ha la dimensione del recupero.
Forse invecchio, non lo so e non m'importa. Anzi, invecchio proprio, ma mi piaccio molto, così rugosa. Com'era quella frase? "le rughe intorno agli occhi sono quelle del sorriso" e per fortuna sorrido ancora abbastanza.
Soddisfazioni me ne sto togliendo molte, concrete e meno, e probabilmente tempo fa non ci avrei nemmeno mai pensato. A volte fare scelte assurde tira fuori il coraggio nascosto, senza paracadute e senza reti di protezione.
Una cosa la so: ho imparato a smettere di camminare accanto a chi ha preso altre strade e fingeva di percorrere la mia. E ho imparato a fermarmi.