domenica 26 aprile 2020

Diario da un lockdown - giorno imprecisato

Ci voleva una pandemia a farmi tornare qui, era da un po' che ci pensavo, iniziavo a scrivere e poi mi interrompevo.
Magari posso interrompermi pure ora, oppure, pubblicato tutto, potrò pure cancellare e ciao, chissà.
Vabbè, procediamo.
Ascolto i Bowland mentre scrivo, creano proprio il clima giusto per questo lockdown: chiusi in casa, senza possibilità di uscire a fare una passeggiata, niente.
Sto rimpiangendo pure la palestra, che da mesi praticamente non frequentavo più, prima.
Giuro giuro giuro che poi ci rivado, prometto.
Che dire? questo tempo strano, sospeso, fatto di domeniche tutte uguali, una dietro l'altra, senza lunedì, fa pensare a un sacco di cose.
A persone del recente passato che mi dico "ma chi me l'ha fatto fare". Ognuno per la sua strada, ciao.
A scelte compiute che non rinnego, anzi rivendico con orgoglio. I compromessi mai piaciuti, a me.
A soldi che sono sempre pochi, troppo pochi. Almeno ora risparmio sulla benzina.
Ai miei che non vedo da Natale, porca miseria.
Alle vacanze che salteranno, quasi sicuramente. Ciao Sardegna, all'anno prossimo, a Dio piacendo.
Ad una scuola sparita per mie figlie, che resta per quel poco che è la didattica a distanza.
A kg in più, che vabbè, se ne andranno (quando torno in palestra).
Al fatto che sto da più di un mese con mie figlie, e tra un po' mi cacciano da casa.
Speriamo di tornare presto in ufficio, non mi sopportano più e hanno ragione.
Non mi sopporto nemmeno io, certi giorni. Spesso. Quasi sempre, insomma.

Vabbè, potevo pure non scrivere niente, a questo punto.