lunedì 13 luglio 2015

Roma

Ormai sono passati più di 20 anni da quando ho lasciato la mia città. L'ho lasciata per un futuro da costruire, delle speranze, delle illusioni in parte oggi deluse, ma l'ho lasciata senza rimpianti, allora.
Oggi farei di tutto per tornare, se fosse minimamente possibile, ma quel che lascerei qui sarebbe difficile avere là.

Però è la mia città, la città che amo come fosse una madre, quella città fatta di polvere, di colore, di quei tramonti rossi che solo Roma ha, del profumo del gelsomino che si spande nelle notti d'estate dalla siepe del vialetto d'accesso di casa mia e che riempie le narici di chi passa, del venticello che non manca mai, specie quando serve, del mare ad un passo e dei parchi che così belli non credo ci siano altrove in Italia.

E' la mia città e ne vedo i lati oscuri e quelli meno ideali. Il traffico, lo smog, la sporcizia, il degrado, il rumore ma è la mia città e anche quei difetti diventano pregi, pietra di paragone per altre realtà, come quella in cui vivo.

Leggo di romani schifati, che farebbero di tutto per andare via: ecco, io ero una di loro, non mi sentivo a casa a Roma, pensavo di trovarla altrove. E poi mi sono resa conto che casa ero io, ovunque fossi e che una città vale l'altra, a parte quella in cui sono nata ed ho passato i momenti più belli della mia vita (nascita di mie figlie esclusa). 

Se non stai bene in te stessa non stai bene da nessuna parte, ho imparato in questi anni, e ancor più in queste settimane di solitudine pre-ferie, dove il tempo si dilata e fa compagnia al silenzio e non ci sei altro che tu.

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