giovedì 16 febbraio 2012

Mattina insolita

Giovedì. Non hai nessunissima voglia di alzarti, invece alle 6 sei già con gli occhi aperti. 
Guardi il telefono per vedere se ci sono messaggi e che ore siano. Le sei, appunto.
Potresti alzarti, hai mille cose da fare, da organizzare, da pensare. Invece no, resti là, occhi aperti e cervello staccato. 
Un'ameba, la mattina sei un'ameba. 
Non che il resto del giorno tu sia molto diversa da quella condizione, in realtà. E' che gli impegni, le parole altrui, ascoltate o lette, ti riempiono il cervello e ti fanno sembrare che tu stia pensando. 
Non pensi, tu. Pensi i pensieri degli altri, parli le parole dette da altri. Un registratore di suoni, di emozioni.
Emozioni? Non ricordi più l'ultima volta in cui ti sei emozionata, sei fredda, ridi, scherzi, quello sì, simpatica lo sei sempre stata e ne approfitti, della tua simpatia.
E' come un cuneo nelle emozioni altrui. Ma poi? quanto ti resta delle altrui emozioni che rubi? Niente, alla fine.
Non ti sei emozionata nemmeno quel giorno. 
Hai finito quel giorno con un nontisopportopiù.
 E già quella frase, ascoltata da alcuni, stupiti dalle tue parole, ti avrebbe dovuto far rabbrividire. E pensare.
Hai sbagliato. Quel giorno. 
Hai provato ad incasellare una vita nella quale non credevi, che non hai mai progettato, in fin dei conti. 
Ricordi i tuoi discorsi da adolescente, da diciottenne con la tua amica del cuore ed insieme riflettevate che non avevate progetti, non avevate sogni, non vi vedevate da adulte. 
C'era chi si vedeva professionalmente realizzata, chi si vedeva come madre, moglie, in pieno stile borghese. 
Voi due no. Niente. 
Come una foglia che fluttua sulla corrente, non va dove vuole, va dove vogliono le situazioni.
Ti ci voleva il cataclisma per cambiare, per cambiare la tua vita. 
Ma la stai cambiando davvero, o è solo l'ennesimo adattamento?
Ti alzi, sono le 7. 
Incomincia l'ennesima giornata.

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