martedì 21 agosto 2012

Malattie da social network (5). Il mipiacista negazionista

Dopo qualche tempo, complice la pausa estiva, torno a descrivere le patologie di chi, assiduo frequentatore dei social network, utilizza gli strumenti che vengono offerti in modo atipico.
Oggi parleremo del cosiddetto "mipiacista negazionista".
A suo tempo, trattai il caso del mipiacista, ma mi sfuggì questo sottogruppo.

Di genere indifferenziato il mipiacista negazionista, che, preso di mira un soggetto specifico, costella la sua bacheca giornaliera di mipiace, un mipiace a status, commento, foto, link, qualunque cosa il soggetto pubblichi. 
Spesso questi mipiace, il cui  destinatario spesso nemmeno considera più, in virtù della quantità inconsulta di tali click, sono associati a commenti non pertinenti, battute di spirito che solo l'autore comprende.
Altra associazione sono i tag su qualunque cosa, foto, link musicali, link di vario genere, così da costellare la bacheca destinataria praticamente di un unico interlocutore, lasciando gli altri in una situazione di imbarazzata osservazione.
Imbarazzata e al contempo divertita.
Spesso gli altri, meri spettatori a questo punto, si privano del piacere di un misero mipiace o di un commento per "non disturbare il manovratore", lasciando quindi il contesto in un dialogo a due, come in uno spettacolo a scena aperta.
Chiaramente, se al mipiace del mipiacista si accompagna improvvidamente un mipiace o un commento altrui, il primo ne avrà la notizia e si sentirà "oltraggiato" se l'altro mipiacista sarà troppo attivo sulla bacheca in questione, provocando reazioni da "titolare del territorio".

Ho parlato di mipiacista negazionista, però. 
E' negazionista in quanto, qualora qualcuno faccia notare a costui/costei questo uso improprio, egli/ella nega in modo vibrato, quasi offeso, accusando la persona in questione di essere troppo attiva sul social, di invadere gli altrui spazi, arrivando quasi all'offesa personale. A volte, addirittura senza il "quasi".

Spesso tra gli osservatori si crea un fronte comune, anche perché chi cade nelle ire del mipiacista, spesso viene da costui/costei bloccato (o viceversa), e spesso il soggetto in questione viene bonariamente deriso in questa sua attività ad compulsum.
Il paradosso è che talora mette il mipiace anche a chi fino a quel momento l'aveva pubblicamente deriso.

Chi di mipiace ferisce, di mipiace perisce, potremmo dire.


(mi scuso per il tenore leggero di questi post, ma fa caldo e le cose serie non riescono bene come quelle facete)




venerdì 17 agosto 2012

BannerBannedBanning

Certo, è buffo che chi ti banna su un social (bannare sta per cancellare e bloccare, così da non leggere più cosa scrivi e non permettendoti di leggere cosa scriva chi è l'autore del ban) poi sbirci sul tuo blog per sapere cosa tu faccia o cosa tu dica.

Beh, caro il mio bannatore cuore solitario ti aggiorno qua:
- la solita vita, quella che tu conosci bene da qualche anno;
- le mie bambine stanno bene e crescono, vivaci e vispe come le vedesti quel giorno in cui ti si guastò l'auto  nella mia città (dove tu non dovevi essere) e per quello andai da un elettrauto e lo condussi dove era la tua macchina, e come te l'ho sempre descritte, solo che sono sempre più belle e sono il mio orgoglio di mamma;
- ho appena terminato le mie vacanze come al solito in Sardegna, come sempre, sono discretamente abbronzata ma anche un po' ingrassata, ma si sa, i chili vanno e vengono (a me vengono e non se ne vanno, ma tant'è);
- il lavoro dovrebbe proseguire (bene);
- sono felice, ma questi sono affari miei, ti basti saperlo;
- il resto della mia vita procede, tra soddisfazioni e impegni vari. Magari capiterà che da qualche parte ci rincontreremo, chi può dirlo, e magari fingeremo di essere amici, come evidentemente abbiamo (leggasi: hai) finto in questi anni.
Penso possa bastarti.
Se poi vuoi aggiornamenti, il numero è sempre lo stesso, basta premere sui tasti e fare una telefonata, non è difficile. Ma non ho voglia di sentire lamenti o critiche, per quello hai già dato a sufficienza nel mondo virtuale dei social, la vita è un'altra cosa. Quindi, o telefoni e dici cose gradevoli o evita che non è aria.
Ah, Icaro eri tu, come hai immaginato.
Cionondimeno ti saluto

Tua Reloaded



domenica 12 agosto 2012

che poi mica è obbligatorio fare tutto quello che fanno tutti

Domenica di vacanza al mare.
Ultima domenica di vacanza al mare.
Forse anche ultima domenica di una vacanza di questo tipo in questo mare.
Vedremo.

E' pomeriggio, stai a casa. 
Stamattina sei andata in quel centro commerciale dove non vai mai, ci vai solo una volta ogni vacanza, è lontano da casa tua (che poi sono dieci minuti di macchina - senza traffico - , ma tu usi conteggiare le distanze vacanziere con un'unità di misura di 5 minuti e se superano i 10 minuti non esiste che tu ti sposti), acquisti futili, nessun souvenir per nessuno, non hai posto in valigia, basterà il pensiero.
Hai pranzato, uno di quei soliti pranzi domenicali in quella comune che è la tua casa: oggi eravamo pochi, una dozzina, in genere superiamo le 15 persone (20 a cena), cibarie tipiche del luogo e molta allegria.

Dovresti andare al mare: ogni buona vacanza che si rispetti prevede tassativamente che la domenica tu passi tutta-la giornata-tutta in spiaggia, ma da quando eri incinta della figlia number two non sopporti i raggi perpendicolari, neanche con ombrellone d'ordinanza, protezione 50 e frequenti ricorsi al tuffo nelle acque limpide. 
Ma niente, oggi non ti va e, che disdetta!, non va nemmeno alla prole che gioca in terrazza con gli ultimi giochi regalati dai tuoi parenti, che non sai dove metterai, visto che tutti i trolley che hai sono già al limite massimo di capienza e sei senz'auto. In effetti, oggi, in quel negozio di borse, guardavi con malcelato interesse quel trolley ma ti chiedevi come saresti riuscita a portarlo, visto che devi trascinare quello che conterrebbe un essere umano di altezza e corporatura medie, portare la tua solita borsa da Mary Poppins, uno zaino-frigo (che sei tentata di lasciare qua) e chissà cos'altro. 
Ah, sì, la borsa porta computer, già.
Ah, vero, il beauty case (che ovviamente non entra nel megatrolley).

Insomma, dovresti essere in spiaggia a liquefarti al sole ed invece sei a casa, al fresco della tua casa, a pensare a come risistemare le cose per il rientro e questo non è bene.
Hai ancora due giorni per pensarci, chiami la prole e decidi che andrete in spiaggia. 

Si deve fare, è obbligatorio. 

O no?