sabato 18 gennaio 2014

Era marzo, di più non so

La mattina di stamani inizia al solito, poi mi viene in mente di andare alla posta a ritirare una raccomandata, tanto il postino (o la postina, boh, chi li conosce?) non me le consegna mai. Secondo me fa prima a lasciare la strisciata e ciao.
All'ora indicata, anzi mezz'ora dopo che tanto non sono mai puntuali e non ho voglia di aspettare in fila, vado alla posta, ovviamente la busta mi viene consegnata aperta (!), faccio una mega segnalazione di quelle pignolerrime e finisco d'aprire il plico e: come mi aspettavo, l'Inps non sa come fare a pagare Mastropasqua e quindi ha deciso di revocare il piccolo assegno per l'invalidità di mia figlia e temo che le toglieranno pure l'invalidità, ma per quello aspetto la prossima raccomandata, la prossima strisciata, la prossima fila alla posta.
Me l'aspettavo, la visita di revisione in anticipo di tre mesi me l'aveva fatto pensare. Farò ricorso, non lo farò, dipende. 
Vabbè, vedrò di fare lo stesso senza, casomai. 
Insomma una giornata così così.
Poi su fb leggo un post di una donna, un'amica che stimo, un post che mi ha lasciato l'amaro in bocca.
Oggi festeggia il secondo (lo ha chiamato lei così) complecancro. Due anni dalla diagnosi, due anni in cui può dire "io ci sono nonostante quella data".
Io non ricordo il giorno della mia diagnosi, potrei guardare il referto ma non lo faccio, non ho voglia di scartabellare le carte, che sono già tantissime ormai.
Forse non ne voglio ricordare l'angoscia, le lacrime. Le parole me le ricordo sì, dette e sentite, ma cerco di allontanare le sensazioni, forse.
Del resto, sto imparando a dimenticare altre date.

Era marzo, di più non so.


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