lunedì 23 luglio 2012

Troppo tempo. Poco tempo. Mai abbastanza.

Strano. 
Molto davvero.
Hai a disposizione una vita intera e sprechi il tempo a rincorrerlo, a rincorrere la vita, che guardi scorrere come dal finestrino di un treno. Tu ti muovi, ma sei ferma e fuori ciò che è fermo, ti sembra spostarsi velocissimamente.
La relatività.
E poi ci sono le dimensioni. Vivi una vita che ti appartiene, l'hai scelta un giorno, una serie di giorni, una sequenza di scelte, di occasioni che hai perso e che hai colto. Più le prime delle seconde nel tuo passato, a dire il vero. Oggi riesci a vedere le occasioni, le cogli, pensi forse perché sei adulta, matura forse, non lo sai. Più di diversi anni fa, probabilmente.
La maternità cambia una donna, di botto la fa sentire assalita dagli anni, dalle responsabilità. Ora le decisioni non sono più sue, sono per altri e questo la spaventa ma è ineluttabile. 
Ineluttabilità.
Hai portato in grembo una vita per 40 settimane, ti spaventa quel giorno, il giorno in cui la vita vedrà la luce, ma non puoi rimandare. E quel non poter rimandare ti segna per sempre. Da quel giorno affronti tutto, nel bene e nel male. Tutto l'importante, ovviamente.
Le dimensioni, dicevi. 
Sì, la vita che ti appartiene ed invece non è così. La vita che hai scelto quel giorno di vivere, quei giorni. E poi ti rendi conto che forse è la solita maschera che indossi da quel giorno.
E ti costruisci, se possibile e quando è possibile, un'altra vita. Quella che ti piace, quella in cui sei tu, quella vera, quella "dentro". Quella che è sotto la maschera, insomma.
E in quella dimensione vivi, respiri aria vera. 
E in quella dimensione il tempo non conta, tra l'inizio e la fine. Il tempo è fermo, il mondo non esiste. 
Esisti tu e la dimensione, la tua oasi di spazio e tempo che non esistono. Ci sono solo per te.
Non c'è un troppo, non c'è un poco. 
C'è un molto che si dilata, tra un inizio e una fine.

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