mercoledì 11 luglio 2012

Terza fila, secondo posto da sinistra

Seduta, hai accanto a te persone che non conosci e che non ti conoscono. Fa niente, eri lì non per socializzare, tanto lo fai naturalmente, ti riesce così bene che non pensi nemmeno sia importante.
Ti guardi attorno, che ci fai lì, ti chiedi e non lo sai.
Ascolti parole, abbastanza inutili. Gente che si parla addosso, che si autoelogia, che si compiace della sua intelligenza, che critica ma solo per autoaffermazione, è sport la critica, quasi una ginnastica da terza età, ormai.
Una cosa stona e la noti e un'altra persona la fa notare. Risposte stizzite, un po' infantili a cui corrispondono repliche sarcastiche. Ma è così, se non cambiano le cose le cose non cambiano.
E mi sa che in mano a costoro, le cose non cambieranno. Tali e quali.
In prima fila siede una persona. La conosci, è l'unica che conosci davvero - almeno credi - e che ti conosce davvero - almeno crede.
La osservi, mentre le parole al vento proseguono in una sera di inizio estate in una città che non ti appartiene.
Le guardi la nuca, è di spalle di fronte a te.
E pensi.
E pensi che con lei non hai mai avuto nulla a che fare davvero. Non ti conosce e pensa di conoscerti. 
Pensi di conoscerla e forse non la conosci.
Le hai parlato mentre ti recavi là e sentivi la distanza. Tu a terra, coi piedi ben piantati. Lei in volo pindarico verso un sogno che pensa di toccare. Ma tu sai che le ali di cera si sciolgono più si sale verso il sole.
Il novello Icaro cadrà e ti dispiace. Ma gli hai già offerto la rete una volta, non puoi sempre fornirgli un approdo sicuro.
Che cada. Con te non ha più nulla a che fare da tempo.
La rete gliela stanno preparando altri, ma non è una protezione. E' una trappola.
Tu lo sai, glielo hai detto, ma ci si sta invischiando dentro e prova ad invischiarci anche te.
Solo che tu non voli così alto. 
Soffrire di vertigini aiuta.


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