martedì 20 marzo 2012

Ci sono riuscita alle 21.00. Figlia tenace.

Mio padre.
Mio padre è sempre stato un immaturo, un bambino cresciuto.
Mio padre non mi portava al parco, a giocare, a correre con la bici. 
Mio padre doveva lavorare.
Mio padre la domenica mi portava in giro per il centro, apriva un libro sulle strade di Roma in una pagina a casa e quella domenica giravamo per quella strada, in cerca di quei monumenti, di quelle chiese misteriose, di quei musei, senza contare quelli che vedevamo i 21 aprile, quando gli ingressi erano gratis.
Mio padre mi portava all'Olimpico a vedere la Roma (fino a Roma-Lecce, poi non mi ci ha più portata :D)
Mio padre d'estate mi portava al mare, a Fiumicino, ad Ostia fino a quando non mi mandava dai nonni in Sardegna.
Mio padre mi ha insegnato il piacere della lettura, dei libri, dei giornali.
Mio padre voleva insegnarmi a giocare a carte ma non mi è mai piaciuto il gioco, tutti i giochi.
Mio padre mi ha sgridata fino a farmi piangere perchè in prima media ho portato tutti "ottimo" e non "eccellente".
Mio padre aveva il terrore di insegnarmi a guidare, perchè lui è più pazzo di me, alla guida.
Mio padre mi ha insegnato l'arte tutta romana di non prendersi mai troppo sul serio.
Mio padre ancora oggi mi fa sorridere con la sua voce da Alberto Sordi.

Ora, papà, se ti fai trovare a casa riesco pure a telefonarti e a farti gli auguri per la tua festa. Perchè tu il cellulare non sai nemmeno come si accenda.

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